Il talento compositivo di Franz Josef Haydn ebbe modo di manifestarsi soprattutto nell’ambito della musica strumentale. All’opera lirica egli si dedicò infatti solo nel periodo trascorso ad Esterhaz, sul lago di Neusiedl, scrivendo esclusivamente per il Teatrino di corte del principe Esterhazy, senza dunque entrare mai nel grande circuito internazionale.
Oggi le storie della musica annoverano Haydn tra i maestri del classicismo viennese, accanto a Mozart e Beethoven, ma la musica del compositore di Rohrau è ben lungi dal godere la popolarità di cui godono le opere dei suoi due colleghi.
Nel Settecento le cose andavano invece molto diversamente, e il mercato editoriale dei grandi centri musicali europei, da Vienna a Parigi, da Londra a Lipsia, accoglieva le nuove composizioni haydniane con un entusiasmo che certo non riservava alle opere del collega Mozart: le quali, più di un secolo dopo, si sono però prese una rivincita clamorosa: cosa che né Haydn né Mozart, con ogni probabilità, avrebbero mai neppure immaginato.
Il mercato delle trascrizioni era fiorentissimo, e presso le case editrici lavoravano a pieno ritmo ottimi musicisti specializzati proprio in questo lavoro: sfornare a tambur battente arrangiamenti delle opere di maggior successo.
Anche la musica di Haydn ebbe innumerevoli trascrizioni; basta consultare i cataloghi editoriali dell’epoca per rendersene conto.
L’enorme successo riscosso dagli ultimi Quartetti haydniani e il prestigio di cui essi furono circondati hanno pochi paragoni nell’ambito della musica da camera del tardo Settecento. E’ proprio partendo da queste ultime raccolte di lavori che il Kantor della venerabile Thomaskirche di Lipsia – quella stessa che aveva avuto al proprio servizio, con lo stesso incarico, Johann Sebastian Bach – August Eberhard Müller (Northeim, 1767 – Weimar, 1817) adattò per flauto e pianoforte tre diversi Quartetti haydiani pubblicandoli presso Breitkopf e Härtel come come Sonate op. 87 e op. 90 nn. 1 e 2.
Müller era un musicista di grande esperienza e abilità, che collaborava stabilmente con Breitkopf e Härtel sia come compositore, sia come autore di arrangiamenti. Non stupisce, quindi, che le tre Sonate, che all’epoca furono pubblicate come opere originali di Haydn, senza che l’intervento di Müller fosse in alcun modo menzionato, mostrino una scrittura strumentale per il flauto e il pianoforte sostanzialmente paritetica e di carattere concertante, svolta sempre con grande perizia (Müller, tra le altre cose, era anche un eccellente flautista).